Focus 'Innovazione' sul nuovo numero della rivista Energia Ambiente e Innovazione

Focus 'Innovazione' sul nuovo numero della rivista Energia Ambiente e Innovazione

EAI 1 2019“Ricerca e innovazione devono essere al centro delle nuove politiche per lo sviluppo e la competitività, anche attraverso un rapido e sostanziale aumento degli investimenti”. Ad affermarlo è il viceministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Lorenzo Fioramonti in un editoriale sul nuovo numero della rivista ‘Energia Ambiente e Innovazione’ (EAI) dedicato a “Innovare Insieme: la nuova sfida per ricerca e imprese” www.enea.it. “L’Italia - sostiene Fioramonti -  è stata fra i pochi Paesi avanzati ad aver interpretato le restrizioni di bilancio indotte dalla crisi come tagli a R&I”. Da qui la necessità di “superare le vecchie e fallimentari politiche di competitività basate sul taglio dei costi e di puntare su un sistema di innovazione efficace che dia prodotti e servizi di qualità, arrivando anche a chiedere un trattamento speciale per gli investimenti in R&I alle Autorità di vigilanza della stabilità dei conti pubblici”.

“Occorre intervenire in tutta la catena dell’innovazione, con un approccio mission oriented, scegliendo, come sta facendo CDP, fra i megatrend quelli che più assicurano la promozione dello sviluppo”  sottolinea nel suo intervento il Professor Luigi Paganetto, economista e vicepresidente di Cassa Depositi e Prestiti (CDP) evidenziando che “nella classifica WEF l’Italia è al 27° posto per R&D e al 22° per capacità innovativa, oltre ad avere un impressionante ritardo nel venture capital dove siamo fanalino di coda con 2 dollari pro-capite contro i 120 della Gran Bretagna e i 250 degli Stati Uniti”.

La rivista analizza criticità e punti di forza in tema di ricerca e innovazione nel nostro Paese, le strategie e i possibili strumenti per avvicinare sempre più i laboratori alle esigenze del mondo produttivo con un focus particolare sui nuovi strumenti messi in campo da ENEA: il Knowledge Exchange Program (KEP), i Knowledge Exchange Officer (KEO) specializzati in consulenze alle imprese,  il Fondo per il Proof of Concept da 2,5 milioni di euro dell’Agenzia e i primi 13 progetti già finanziati, oltre alle collaborazioni avviate dai dipartimenti ENEA con numerose aziende.

Le analisi di scenario sono affidate a Paolo Anselmo (IBAN), Riccardo Basosi (SET Plan), Fulvio Esposito (ERAC), Valeria Garotta (Fondazione Utilitatis), Anna Gervasoni (AIFI), Roberto Monducci (ISTAT), Luigi Nicolais (Materias srl), Giuseppe Tannoia (ENI), oltre che agli autori ENEA Filippo Ammirati, Marco Casagni, Gaetano Coletta, Paola Leonelli e Daniela Palma della direzione Committenza e ai direttori dei dipartimenti Ilaria Bertini (Efficienza energetica), Gian Piero Celata (Tecnologie energetiche), Roberto Morabito (Sostenibilità), Aldo Pizzuto (Fusione).

Nelle interviste a EAI, i presidenti di CNA, Confapi, Confartigianato, Confindustria e Unioncamere, le associazioni coinvolte nel Progetto KEP, evidenziano che ricerca e innovazione sono leve prioritarie di sviluppo: “Confindustria - osserva il Presidente Vincenzo Boccia - ha sempre sottolineato l’urgenza di porre R&I al centro della politica industriale del Paese ed assicurare una governance integrata per superare le frammentazioni e poter realizzare interventi rapidi ed efficaci”. Per Carlo Sangalli, presidente di Unioncamere è indispensabile “fare più squadra e agire affinché R&I siano alla portata anche delle imprese più piccole” superando le difficoltà oggettive di carenza di fondi pubblici e di dialogo fra ricerca pubblica e mondo produttivo. “Avvicinare le migliori università, i centri di ricerca e gli EPR è fondamentale per tracciare un sentiero comune che ci permetta di lanciare brevetti e prodotti innovativi e fare un salto di qualità in mercati sempre più globalizzati” aggiunge il presidente di Confapi, Maurizio Casasco.

Anche Giorgio Merletti, numero uno di Confartigianato sostiene che l’innovazione richiede “coraggio e gioco di squadra, il coinvolgimento di tutti gli enti nazionali e territoriali, i sistemi della ricerca, i ministeri interessati”, superando politiche legate alla “strategia di costo che portano solo a produrre beni di fascia bassa”. Sulla stessa linea il presidente di CNA Daniele Vaccarino secondo il quale occorre “rafforzare la collaborazione, ancora inadeguata, tra PMI e centri di eccellenza tecnico-scientifici e agire sul sistema educativo per diffondere cultura digitale e  incrementare i laureati in materie scientifiche”. In questo contesto emerge l’importanza del ruolo che possono svolgere i business angel “a supporto della connessione tra Centri di ricerca nazionali e di eccellenza universitari, start-up e imprese” afferma il presidente di IBAN, l’Associazione Nazionale dei Business Angel, Paolo Anselmo.

Ma come costruire una “moderna strategia industriale” in questa direzione? Per Mariana Mazzucato, Professor in the Economics of Innovation&Public Value, direttore dell’Institute of Innovation di Londra e autrice de Lo Stato Innovatore: “le politiche di innovazione orizzontali e diffusion oriented che hanno dominato la scena negli ultimi trent'anni hanno sostanzialmente fallito: servono politiche mission oriented”. Da parte sua Luigi Nicolais, già ministro per l'Innovazione nella PA e presidente del CNR sottolinea che la ricerca italiana è fra le più citate e produttive e si colloca ai vertici dei ranking mondiali per livello di innovazione e di competitività, ma “è anche la meno brevettata, a causa degli scarsi incentivi, dell’incapacità dei ricercatori a presentare idee pronte per il mercato e dello scarso investimento in capitali di rischio”. “Nella classifica dell’European Innovation Scoreboard (EIS) l’Italia si colloca a metà del terzo gruppo di merito, fra i cosiddetti ‘Innovatori moderati’ con un summary innovation index di 0,37 contro lo 0,50 della media EU28. E per la maggior parte dei 27 indicatori specifici siamo a ben al di sotto di questa media” aggiunge il professor Fulvio Esposito, rappresentante italiano nel Comitato per lo Spazio Europeo della Ricerca (ERAC) e nel Comitato per le Politiche della Scienza e delle Tecnologie (CSTP) dell'OCSE.

A giudizio della maggior parte degli autori la scarsità di investimenti è una delle maggiori sfide per superare la cosiddetta ‘Valle della Morte’ della ricerca, una sorta di ‘zona grigia’ dove si perdono molti ottimi progetti tra il trasferimento tecnologico, il lancio di un nuovo prodotto e il suo successo prima tecnico e poi anche commerciale.  Per Anna Gervasoni, ordinario di economia e gestione delle imprese e direttore generale AIFI, l'Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt “l’Italia sembra aver accumulato un gap impossibile da colmare rispetto ai principali competitor europei, ma il balzo a 500 milioni di euro di VC nel 2018 ci avvicina ai mercati più sviluppati” e le misure previste dalla Legge di Bilancio 2019 possono avere effetti molto positivi per canalizzare più risorse verso startup e PMI.

Non solo ombre, quindi, anche perché come evidenzia l’analisi di Roberto Monducci, direttore del dipartimento Statistiche dell’ISTAT la propensione innovativa fra le imprese di dimensione piccola (+7,4 punti percentuali) e media (+3,4 punti percentuali) è in una netta ripresa e tra le grandi imprese manifatturiere “l’innovazione si conferma un aspetto sempre più centrale delle scelte strategiche aziendali (coinvolge ormai il 94,2 % di tali unità, con un aumento di 1,7 punti percentuali rispetto al 2012-2014)”. Anche nel settore delle utilities, Valeria Garotta, direttore della Fondazione Utilitatis sottolinea come “i grandi operatori stanno investendo in reti e impianti sempre più smart, innovando i modelli di servizio e puntando ad una maggior qualità”. Fino ad oggi le aziende più piccole sembrano invece concentrate su altre priorità. “La sfida sarà di costruire degli efficaci strumenti di policy per colmare questo gap, a beneficio di una qualità dei servizi erogati ai cittadini uniforme sul territorio nazionale”, aggiunge Garotta.

Un focus particolare è dedicato all’energia, un settore dove “ricerca e nuove tecnologie sono fondamentali per assicurare alla popolazione mondiale l’accesso all’energia a costi contenuti e in modo sostenibile rispettando gli Accordi sul clima” sottolinea Giuseppe Tannoia, Executive Vice President Direzione Research & Technological Innovation ENI. “Per affrontare le nuove sfide lo strumento più efficace è il SET Plan che nei prossimi anni costituirà il punto di riferimento per gli investimenti pubblici a livello nazionale e della UE, ma anche e soprattutto per gli investimenti privati a favore della ricerca e dell’innovazione nel settore energetico – evidenzia Riccardo Basosi, rappresentante italiano Comitato Energia “Horizon 2020” e SET Plan EU. La strategia europea in materia di tecnologie a basse emissioni di carbonio deve accelerare il ritmo dell’innovazione e colmare il divario tra ricerca e mercato avendo come “driver” la lotta contro i cambiamenti climatici”.

Il numero della rivista EAI “Innovare Insieme: la nuova sfida per ricerca e imprese” è disponibile sul sito www.enea.it e eai.enea.it/

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